La truffa bancaria via SMS continua ad adescare le ignare vittime, ma la banca è tenuta a restituire la somma sottratta? La verità.
Purtroppo non si parla di una novità, le truffe bancarie dilagano tuttora tra i risparmiatori che di punto in bianco si trovano il conto svuotato a seguito di un raggiro. La scusa è sempre la stessa: un ipotetico operatore del proprio istituto bancario si finge tale per informare il cliente di una truffa, indicandogli la procedura per recuperare il denaro sottratto.
Niente di nuovo, in fondo, ma l’accuratezza di questo tipo di raggiro spinge il cliente a credere all’operatore. Talvolta si viene chiamati con un numero che indica il nome della banca, in altri casi, si riceve un SMS con al suo interno un link che riconduce alla sedicente procedura di recupero del denaro.
Questi raggiri vengono fatti sotto nome della banca, ma possono coinvolgere molteplici servizi; motivo per cui diventa sempre più complesso conoscere le dinamiche per prevenirle. Sebbene può capitare a tutti di finire sotto il mirino dei cyber criminali, una domanda risuona lecita: la banca è tenuta a restituire la somma sottratta da terzi? La verità è più complessa di quanto si possa immaginare.
In questo periodo, un correntista di Reggio Emilia ha vinto una battaglia legale contro una truffa online che ha coinvolto l’utilizzo di SMS spoofing. Dopo aver ricevuto un falso messaggio che sembrava provenire dalla sua banca, il risparmiatore ha cliccato sul link fornendo inconsapevolmente i suoi dati di accesso, cadendo vittima di un prelievo non autorizzato di 1700 euro.
Sebbene questi casi siano noti e la banca, normalmente, è tenuta a restituire l’importo sottratto, inizialmente aveva rifiutato di rimborsare il cliente, adducendo una colpa grave da parte sua per essere caduto nella truffa. Inutile è affermare che tale atteggiamento ha scaturito una doppia frustrazione nei confronti del cliente, che imperterrito, ha deciso di andare affondo alla questione. Successivamente, lo stesso si è quindi rivolto a Confconsumatori, che ha intrapreso un procedimento arbitrale.
Dopo circa 9 mesi, il collegio di Bologna ha finalmente stabilito che la banca deve restituire l’intera somma sottratta, riconoscendo la buona fede del consumatore. Nonostante l’insistenza dell’istituto, l’uomo è riuscito, dunque, a riottenere il suo denaro, seppur passando per vie legali.
In questo caso, il correntista ha ricevuto un messaggio che segnalava un bonifico sospetto, chiedendo di bloccarlo. Cliccando sul link, ha involontariamente fornito i dati di accesso, consentendo ai truffatori di effettuare il prelievo non autorizzato. Confconsumatori anche questa volta è riuscito a riportare la giustizia, ma vista la difficoltà della procedura di risarcimento, avverte i consumatori di diffidare dei messaggi SMS che sembrano provenire dalla propria banca, in quanto non dovrebbero per legge contenere per nessun motivo link multimediali.
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