Il figlio convivente ha diritto alla pensione di reversibilità in caso di morte del genitore? Ecco come stanno le cose.
Lo sappiamo: la pensione di reversibilità è uno strumento di fondamentale importanza. Serve a garantire un sostentamento economico ai familiari di un lavoratore venuto a mancare. Nel momento difficile della perdita è un’importantissima forma di tutela.
Ma cosa succede quando il genitore scomparso lascia dietro di sé dei figli che, non essendo sposati e senza aver formato una famiglia propria, ancora vivono nella sua stessa casa? Il principio rimane lo stesso: anche nel caso del figlio convivente la pensione di reversibilità rappresenta una forma di protezione economica.
Ci sono però dei requisiti ben precisi da rispettare, spiega il quotidiano di informazione giuridica Diritto.net, affinché il figlio convivente possa accedere alla pensione di reversibilità. Sono fissati per legge, vediamo quali sono.
Per la legge italiana un figlio convivente col genitore ha diritto alla pensione di reversibilità se rispetta alcuni particolari requisiti. Prima di tutto c’è un requisito da soddisfare: il figlio convivente deve avere un’età inferiore ai 21 anni oppure deve essere affetto da una disabilità grave che lo renda totalmente o parzialmente incapace di lavorare.
Occorre inoltre che il figlio convivente sia in grado di dimostrare di aver vissuto con il genitore scomparso in maniera continuativa e stabile, senza soluzione di continuità o periodi di separazione. Per avere la pensione di reversibilità il figlio convivente deve poi inoltrare una domanda all’INPS producendo tutti i documenti utili a comprovare la convivenza con il genitore deceduto.
Tra questi possono esserci, ad esempio, documenti come il certificato di residenza, le dichiarazioni dei vicini di casa o dei parenti. Ma anche le bollette delle utenze domestiche intestate al figlio convivente e al genitore scomparso o altri documenti che possano dimostrare la convivenza.
Altra cosa importante da sapere è che la pensione di reversibilità per il figlio convivente non scatta in maniera automatica. È la stessa INPS a valutare caso per caso. L’ente pensionistico provvede a verificare l’autenticità delle informazioni ricevute e può anche chiedere ulteriori documenti, fare controlli per accertare la reale convivenza. Soltanto dopo queste verifiche l’INPS eroga la pensione di reversibilità al figlio convivente.
C’è anche da dire che la pensione di reversibilità non dura per sempre ma cessa di essere erogata col compimento dei 21 anni del figlio convivente, salvo che non sia affetto da una grave disabilità. In questo caso la pensione di reversibilità dura anche dopo i 21 anni, finché persistono le condizioni di invalidità.
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