L’Alzheimer è una malattia che cancella la persona, togliendo la possibilità di attaccarsi anche agli affetti più cari. Una recente ricerca ha evidenziato come l’alimentazione possa giocare un ruolo importante in questo senso.
Ci sono dei cibi che si devono evitare per diminuire, in maniera decisamente importante, il rischio di contrarre la malattia in questione.
Questa patologia è di fatto una demenza degenerativa che progressivamente diventa invalidante per chi la accusa. Solitamente si manifesta in soggetti che hanno già compiuto 65 anni. Il sintomo più precoce che si verifica nei futuri malati è quello di una difficoltà insolita nel ricordare quelli che sono eventi anche abbastanza recenti.
Gli altri sintomi che possono comparire sono afasia, disorientamento, depressione, cambiamenti d’umore repentini, incapacità di prendersi cura di sé stessi e problemi del comportamento. Queste specifiche portano i soggetti malati a isolarsi prima dalla società e poi successivamente anche dalla propria famiglia.
La velocità di progressione della patologia varia da soggetto a soggetto con il paziente che inizia a perdere anche le capacità base della vita. L’aspettativa media di sopravvivenza dopo la diagnosi va dai tre ai nove anni. Al momento, purtroppo, le cause dell’insorgenza di questa patologia non sono ben comprese dalla medicina anche se questa è associata a placche amiloidi e ammassi neurofibrillari nel cervello. Ma andiamo a leggere come possono cambiare le cose con l’alimentazione.
Alimentazione e Alzheimer, il nuovo studio
Sul Journal of Alzheimer’s Disease è stato pubblicato un recente studio che mette in stretto collegamento l’Alzheimer con l’alimentazione. Un modello alimentare occidentale aumenta il rischio di contrarre la patologia tra il 40% e il 50%. L’alimento più criticato in assoluto, in questo approfondimento, è la carne rossa e gli alimenti ultraprocessati.
Nello studio viene specificato come una dieta prevalentemente a base vegetale permette di ridurre drasticamente il rischio di contrarre la patologia. A mettere a punto la ricerca sono William Grant e Steven Blake pronti a sottolineare come i fattori alimentari chiave non sono legati solo all’obesità, ma anche all’aumento della resistenza insulinica e anche dello stress ossidativo.
Viene specificato anche un aspetto sociale non di poco conto e cioè che la povertà influisca nella possibilità di acquistare cibo salutare e affrontare un’alimentazione corretta. E la ricerca specifica come i tassi di Alzheimer in America potrebbero aumentare del 50% rispetto agli ultimi sei anni. Diventa dunque fondamentale cercare anche di alzare l’informazione su aspetti decisamente a stretto contatto non solo con l’alimentazione ma proprio con la nostra salute.